Ravenna, 17 marzo 2022 - Nei giorni scorsi è arrivato al largo di Marina di Ravenna un secondo ‘gigante del mare’ utilizzato dall’industria estrattiva per perforare nuovi pozzi (sulla base di progetti giacenti da tempo) e per fare manutenzione agli impianti esistenti. E’ giunto al traino di un rimorchiatore d’altura e nei prossimi giorni verrà posizionato nel punto dove dovrà cominciare a perforare pozzi da collegare successivamente alla rete che trasferisce il metano a terra e quindi immesso nella rete nazionale. Non si tratta di una nuova piattaforma fissa, ma di un impianto mobile. Quando è fermo su un punto di perforazione vengono calate sul fondo le quattro ‘gambe’ sulle quali poggia. Terminato il lavoro, si sposta sul lavoro successivo. "Indubbiamente due interventi positivi anche se dalla diversa portata" spiega Emanuele Scerra segretario generale della Femca Cisl Romagna. "In Adriatico sta già lavorando dall’agosto scorso il ‘Key Manhattan’ per interventi di manutenzione che comporteranno anche un leggero aumento della produzione nel giro di un paio di mesi. Il secondo ‘rig’ inizierà a lavorare sui pozzi di vecchia autorizzazione e fornirà una maggiore produzione più consistente dell’attuale tra un paio d’anni. Lo riteniamo un segnale, positivo, dopo tanti anni di blocco totale delle attività". Contemporaneamente Eni porterà avanti la chiusura dei pozzi non più produttivi e smantellerà le piattaforme non attive (il cosiddetto decommissioning), anche per alleggerirsi del costo dell’Imu.
La ripresa, per quanto molto parziale, dell’attività estrattiva è in linea con la politica del Governo di diminuire la dipendenza dal gas importato, aumentando la produzione nazionale e accelerando sull’energia da fonti rinnovabili. L’invasione dell’Ucraina e la conseguente necessità di trovare approvvigionamenti alternativi alla Russia, hanno spinto il Governo ad aumentare la produzione interna di circa 2,3 miliardi di metri cubi, estratti soprattutto nei giacimenti della Sicilia e in misura minore al largo di Emilia Romagna e Marche. Poca cosa rispetto ai 70 miliardi di metri cubi che consumiamo ogni anno, ma pur sempre un segnale. "Si tratta di mettere a punto una serie di sistemi di produzione di metano che alla fine ci consentano maggiore indipendenza dall’estero. Anche il progetto di un rigassificatore su nave ancorato al largo di Ravenna, sul modello di quello di Livorno, è una prospettiva interessante anche per eventuali partnership di Hera, ad esempio con Eni, sulla scia della collaborazione a Ca’ Ponticelle" suggerisce Stefano Perazzini, componente della segreteria della Femca Cisl Romagna.
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